LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI

Terza domenica dopo l’Epifania    Mt 14, 13b-21

Gesù. si ritirò un luogo solitario, ma le folle avendolo saputo lo seguirono …. Egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì molti ammalati…. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: “il luogo è deserto ed è oramai tardi, conceda la folla”. Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare».  Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».  

 All’invito di Gesù di provvedere essi stessi il cibo alla folla, i discepoli espressero la distanza tra ciò che avevano, pochi pani e pochi pesci, e la moltitudine delle persone da sfamare. È un po’ ciò che accade anche a noi. Non ci sentiamo forse spiazzati di fronte alla quantità, gravità dei problemi che ci troviamo ad affrontare, a livello personale, nazionale, mondiale? Che cosa fare di fronte a questo mio problema famigliare, di cui non vedo via di uscita, e va avanti da tanto tempo? E quanti sono i problemi, nazionali, mondiali davanti ai quali non si sa da che parte andare!   Problemi economici, politici. ambientali.

E poi come credenti in Gesù avvertiamo la distanza tra il nostro compito pastorale, missionario e l’esiguità delle nostre risorse, l’inadeguatezza dei nostri progetti, attività che spesso non sembrano portare quei risultati che vorremmo vedere. Io, ve lo confesso, ho avvertito più volte questa distanza tra il compito che mi si poneva davanti e le mie capacità di assolverlo. In particolare quando mi è capitato di essere nominato Vescovo di una Diocesi in Africa.

L’esperienza della distanza tra ciò che siamo in grado di fare e il compito che ci sta di fronte in famiglia, nella società, e come discepoli di Gesù nella Chiesa al servizio del mondo, è una prova. Una prova che ci pone di fronte alla nostra povertà. Quel giorno quei discepoli dissero: Come possiamo sfamare una folla così numerosa con pochi pani e pochi pesci? Oggi uno di noi potrebbe dire: “Come posso trovare lavoro?” Un altro: “Come posso fare andare avanti la mia azienda?” Un altro: “Come posso trovare armonia in famiglia?” …. Tutti insieme potremmo chiederci: “Come uscire da questa situazione causata dal Covid19? Vedete, tutte queste domande, e tante altre che potremmo elencare, sono segno di una domanda più radicale: Come mi salverò?  Come ci salveremo?   Chi ci salverà?

Torniamo al racconto evangelico. Gesù chiese ai suoi discepoli di mettere a sua disposizione i cinque pani e i due pesci. “E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini”.

Fu Gesù, che, connesso con il Padre (alzati gli occhi al cielo), avendo sentito compassione per quella folla, procurò cibo in abbondanza. Ma Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di mettere a sua disposizione tutto ciò che avevano. È Gesù – il volto compassionevole del Padre che dona il pane vivo, di cui ciascuno di noi e l’umanità intera ha bisogno – la salvezza, la pienezza di vita, a cui aneliamo   Ma Gesù chiede a noi, suoi discepoli, di mettere a sua disposizione tutto ciò che abbiamo: mezzi, capacità, energie, noi stessi così come siamo. E tutto ciò nelle sue mani sarà non solo sufficiente, ma abbondante per dare quella pienezza di vita di cui tutti abbiamo bisogno.

Il cristiano, la comunità cristiana non si tira in dietro, o in disparte, non si estranea da questo mondo, dalla vicenda umana, dai suoi problemi complessi e conflittuali, si immerge in essa. Si dà da fare con tutte le persone di buona volontà. Il cristiano non sa come e quando i problemi che affronta si risolveranno, ma sa nella fede che la risposta alla domanda radicale che abita nel cuore di ogni persona umana, di ogni popolo: Chi ci salverà? c’è. Chi ci salverà? Nostro Signore Gesù Cristo, E proprio per questo. perché sa che Il Signor Gesù ci salva, il cristiano, la comunità cristiana è in grado di affrontare con fiducia, laboriosità, perseveranza i problemi concreti che incontra nella sua vita di ogni giorno.

 Vivere la nostra fede in Gesù è proprio questo: consegnarci a Gesù con tutto noi stessi. È ciò che facciamo ogni volta che ci riuniamo per la celebrazione della S. Messa. Siamo qui insieme per lasciarci attrarre da Gesù, per mettere a sua disposizione i cinque pani e i due pesci, poco, ma tutto ciò che abbiamo, affinché possiamo partecipare al sacrifico perenne di Gesù, che ci libera dal male e dona la pienezza di vita a tutto il mondo: a tutta l’umanità e all’universo intero.

Emilio Patriarca vescovo

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